Sono un albero calvo. Le dita anchilosate e perpendicolari all'ira di Dio, offendono il cielo che si veste di sangue, la sera. E' dalla morte del giorno col precipitare di stelle de.cadenti, che il calore dell'inverno deflagra. Ti disegno la schiena, un fascio di nervi abbelliti da gemme di brina e resina. In questa stanza, nient'altro che una pozzanghera su cui vanesio si specchia il creato, il calore dell'inverno è udire distintamente il profumo delle foglie secche fuori da qui, mentre mi nutro delle tue ferite....d'ambra guarite.