Il mio corpo cerca il sole. In ogni angolo di buio, tra le solide incertezze che mi contraddistinguono, fitte come la condensa padana, dense come la panna, lasciata riposare su un letto di fondente al settantaxcento. Fendente la attraversa e mi avvolge. Pettina la mia pelle d'oca muta, mi zittisce. M'acquieta. Hai mai visto la disperazione di un mare calmo sopra, che urla dentro? Correnti contrastanti, concorrenti.
Il mio corpo cerca il sole che cerca un corpo fatto di isole. Allevia i pesi e le misure. Mi compatta, mi risolve. Mi libera dalle combinazioni numeriche, formule, lucchetti e catene.
Avevo quattro anni, forse poco più. Nella cameretta, la notte è sempre stata nera come l'inchiostro. Cercavo le stelle, le desideravo. Parevano così lontane e distanti. Crescendo, ho imparato che il mondo è fatto di tante piccole stanze e che le distanze dipendono soprattutto da noi. Che quella stella ce l'avevo più vicino di quanto potessi pensare. " Cerca il sole e prendilo per mano". Sempre.