Poteva gustarsi lo spettro di luce comodamente seduto al riparo, con il naso affogato in un cono gelato. Ma troppo forte fu il desiderio di spezzare in due l’arcobaleno e ricomporlo in un abbraccio. Una mano sulla spalla a riscaldare uno spigolo di cuore, l’altra a farsi scudo contro le gocce così pesanti da confondersi in chiodi... mentre i piedi divennero tozzi di pane navigati in un cappuccino di mare. “Che importa se mi cola il naso. Non ho preso freddo, è che a dire il vero, starti vicino mi commuove a tal punto da credere che, bucato il cielo, oltre, ci sia davvero l’eternità.”