Fa parte di me l’essere fedele. Fedele a me stesso, che del sopóre non conosco la via. E allora altra notte a deambulare per i corridoi della mia gabbia toracica a cacciare verità. La verità è che a volte mi sento un po’ luna la quale, mentre tutti dormono, si adopera a condizionare maree di sogni. Grave il suo profilo pallido si schianta sull’acqua e sul sale. La gravità mi attrae da sempre, ovvero il concetto di “essere-un-essere” banale, ma comunque con un proprio peso specifico. È davvero un buio pesto stanotte. M’illudo ancora di sentire il profumo del basilico fresco di quest’estate, quando non avevo bisogno di invocarti poiché per me eri come il mare... salutato il sole, mi venivi a cercare. Mentre ora, ora fuggo veloce da quei pochi ombrelloni ammainati, che di notte paiono stiletti e non più vele. Mi offendono il volto, che adoro schiacciare in quell’universo insito tra il tuo mento e lo sterno.