Via Lodi 75. Ponte Pietra. Cesena. Campagna, prima periferia. Infanzia. L’estate si presentava puntuale. Come un venditore porta-a-porta al campanello mentre farcivi la fame con il primo boccone di pasta al pesto. Ospite gradita stavolta. Ricordo Graziella ballare liscio in strada alla prima cocomerata della via. 30/40 vicini di casa, davvero Vicini. Una tavolata semplice ma ricamata con sapere dalle Romagnole autoctone. Quelle che la piadina l’hanno inventata, non imparata. Pomodori odorosi cresciuti sotto il sole di mio padre. Annaffiati tutte le sere con acqua non potabile all’uomo, miracolosa alle piante. Impronte di alluci sbucciate da un selciato bagnato ore prima, per rendere naturalmente fresco il locale, prima di soggiornarvi. Una salsiccia grassa condiva guance paonazze di vino rosso, appena fuori frigo che faceva caldo. E giù di memorie affascinanti quando mamma raccontava di ricevere arance sotto Natale, merce rara nel dopoguerra. E noi bambini sporchi come spazzacamini, puri dentro. Ieri sono stato in campagna, in un posto magico. Mi sono ubriacato di un’atmosfera elegantemente retrò. Così sana che mi è parso per un momento di rivedere Graziella bambina danzare ancora. E mi ricordo l’estate.